25.8.06
Liberazione 25.8.06
Legge 180. Possiamo discuterne guardando avanti?
Caro direttore, nuovamente oggi su “Liberazione” si riaccende la polemica sull’eventuale riforma della 180… Ma perché discutere di questa leggedeve sempre assumere un significato revisionistico di ritorno al manicomio e mai un andare oltre la realtà attuale alla ricerca di idee, soluzioni organizzative e terapie più efficaci per i nostri pazienti e magari anche più risorse? Concordiamo con l’impossibilità di tornare al manicomio, non solo per la disumanità che esso rappresentava ma perché si sono sviluppati in questi decenni tali e tante di quelle esperienze sul territorio che una prospettiva di ritorno alla segregazione manicomiale appare oggi assolutamente inimmaginabile. Ma questa strana e assurda paura di un eventuale discussione su queste tematiche assomiglia molto alle reazioni così risentite che si evidenziano quando si toccano argomenti religiosi quasi che fosse messo in discussione un dogma della fede. Tale atteggiamento sta impedendoci una riflessione seria su quello che realmente dobbiamo trasformare oggi nella salute mentale pubblica. Ricordando che Ia legge fondamentalmente regolamentava il trattamento sanitario obbligatorio, garantendo al malato i suoi diritti costituzionali, vietando il ricovero nel manicomio e consentendolo presso reparti ospedalieri. Sottolineamo: a) che essa prevedeva il passaggio della salute mentale alle regioni in previsione della riforma sanitaria, riforma veramente democratica che non è mai stata difesa appieno dalla sinistra; b) che precedentemente, c’era stata la legge Mariotti del 1968 che aveva permesso quelle esperienze di cura e assistenza territoriali senza le quali non ci sarebbe stata la legge Basaglia. Ma sono passati quasi trent’anni dalla legge Basaglia, sono accadute moltissime cose, spesso positive per i nostri pazienti. Possiamo pensare di guardare avanti per realizzarne ancora? Confrontiamoci a sinistra, forse anche aspramente, litigando se necessario, per questo equivoco concetto del “prendersi cura” che assume i contenuti di una buona assistenza, molto evangelica, ma che non si assume la responsabilità della cura e della guarigione, generando nuova cronicità. Soprattutto dobbiamo riuscire a comprendere che fare psichiatria in senso trasformativo significa soprattutto fare psicoterapia. L’altra psichiatria, quella organicista dell’incurabilità e quella votata all’assistenza alla cronicità, è quella che lascia il malato al suo destino. In fin dei conti tutto ciò non è forse l’assunto teorico della conservazione e della destra?
Legge 180. Possiamo discuterne guardando avanti?
Caro direttore, nuovamente oggi su “Liberazione” si riaccende la polemica sull’eventuale riforma della 180… Ma perché discutere di questa leggedeve sempre assumere un significato revisionistico di ritorno al manicomio e mai un andare oltre la realtà attuale alla ricerca di idee, soluzioni organizzative e terapie più efficaci per i nostri pazienti e magari anche più risorse? Concordiamo con l’impossibilità di tornare al manicomio, non solo per la disumanità che esso rappresentava ma perché si sono sviluppati in questi decenni tali e tante di quelle esperienze sul territorio che una prospettiva di ritorno alla segregazione manicomiale appare oggi assolutamente inimmaginabile. Ma questa strana e assurda paura di un eventuale discussione su queste tematiche assomiglia molto alle reazioni così risentite che si evidenziano quando si toccano argomenti religiosi quasi che fosse messo in discussione un dogma della fede. Tale atteggiamento sta impedendoci una riflessione seria su quello che realmente dobbiamo trasformare oggi nella salute mentale pubblica. Ricordando che Ia legge fondamentalmente regolamentava il trattamento sanitario obbligatorio, garantendo al malato i suoi diritti costituzionali, vietando il ricovero nel manicomio e consentendolo presso reparti ospedalieri. Sottolineamo: a) che essa prevedeva il passaggio della salute mentale alle regioni in previsione della riforma sanitaria, riforma veramente democratica che non è mai stata difesa appieno dalla sinistra; b) che precedentemente, c’era stata la legge Mariotti del 1968 che aveva permesso quelle esperienze di cura e assistenza territoriali senza le quali non ci sarebbe stata la legge Basaglia. Ma sono passati quasi trent’anni dalla legge Basaglia, sono accadute moltissime cose, spesso positive per i nostri pazienti. Possiamo pensare di guardare avanti per realizzarne ancora? Confrontiamoci a sinistra, forse anche aspramente, litigando se necessario, per questo equivoco concetto del “prendersi cura” che assume i contenuti di una buona assistenza, molto evangelica, ma che non si assume la responsabilità della cura e della guarigione, generando nuova cronicità. Soprattutto dobbiamo riuscire a comprendere che fare psichiatria in senso trasformativo significa soprattutto fare psicoterapia. L’altra psichiatria, quella organicista dell’incurabilità e quella votata all’assistenza alla cronicità, è quella che lascia il malato al suo destino. In fin dei conti tutto ciò non è forse l’assunto teorico della conservazione e della destra?
Mariopaolo Dario psichiatra psicoterapeuta Dsm Asl Rm/D
Giovanni Del Missier psichiatra psicoterapeuta
Andrea Piazzi psichiatra psicoterapeuta Dsm Asl Rm/G
Ester Stocco psichiatra psicoterapeuta Dsm Asl Rm/D
Luana Testa psichiatra psicoterapeuta Dsm Asl Rm/D
Agi 25.8.06
(AGI) - Roma, 25 ago. - Tornare a parlare di psichiatria e salute mentale vuol dire confrontarsi con tutte le 'scuole di pensiero' che hanno da dire, suggerire e proporre in tal senso. E' quanto afferma il vice-presidente del gruppo del Prc alla Camera, Antonello Falomi, inserendosi cosi' nel dibattito aperto, con servizi ed interventi di specialisti, da 'Liberazione' sulla delicata materia della salute mentale, messa dal Ministro della Salute, Livia Turco, ai primi posti delle priorita' del Governo. "Non v'e' dubbio che il confronto culturale tra le diverse 'scuole di pensiero' sulla materia deve continuare: Politica ed Istituzioni sono percio' chiamate - spiega Falomi - ad affrontare la grande questione della salute mentale, dopo anni di silenzio, sulla base delle esperienze fatte, di quanto e' emerso di nuovo nella societa'". Dunque, nessun ostracismo verso coloro che si occupano di salute mentale, e' il chiaro messaggio di Falomi, per il quale "tornare a parlare di psichiatria e salute mentale vuol dire confrontarsi con tutte le 'scuole di pensiero' che hanno da dire, suggerire e proporre". E su 'Liberazione' prosegue il dialogo e il confronto tra le diverse 'scuole di pensiero', tra chi chiede, ferma restando la chiusura dei manicomi, strutture psichiatriche adeguate, che la legge vieta, ad esempio centri per 'esordi psicotici' soprattutto per adolescenti e giovani e chi, invece, 'tout court' ritiene che la legge 180 non si tocca ma venga solo applicata. "E' interessante quanto si muove e non da oggi dentro il Prc e su Liberazione - dice Francesco Riggio psichiatra romano - sul tema della salute mentale: chiedere nuove strutture psichiatriche non vuol affatto dire tornare alla 'segregazione' del malato mentale, ma disporre di strutture all'altezza dove poterlo trattare e curare per il tempo necessario cosi' da evitare che la malattia si cronicizzi". (AGI)
(AGI) - Roma, 25 ago. - E oggi 'Liberazione' ospita l'intervento di cinque psichiatri romani, Mariopaolo Dario (Dsm Rm/D), Luana Testa (Dsm Rm/D), Ester Stocco (Dsm Rm/D), Giovanni Del Missier e Andrea Piazzi (Dsm Rm/G), che si chiedono perche' "mai discutere di questa legge deve assumere un significato revisionistico di ritorno al manicomio e mai un andare oltre la realta' attuale alla ricerca di idee, soluzioni organizzative e terapie efficaci per i nostri pazienti e magari pure piu' risorse?". Non si vuol tornare ai manicomi, alla segregazione. "Ma questa strana, assurda paura assomiglia molto alle reazioni cosi' risentite che si evidenziano quando si toccano argomenti religiosi quasi che fosse - avvertono i cinque psichiatri - messo in discussione un dogma della fede". La legge Basaglia ha trent'anni e "sono accadute moltissime cose, spesso positive per i nostri pazienti: possiamo pensare di guardare avanti per realizzarne ancora?", Insomma, concludono i cinque psichiatri, "dobbiamo comprendere che fare psichiatria in senso trasformativo significa soprattutto fare psicoterapia: l'altra psichiatria, quella organicista dell'incurabilita' e quella votata alla cronicita', e' quella che lascia il malato al suo destino e tutto cio' non e' forse l'assunto teorico della conservazione e della destra?". Dunque, la strada da battere e' quella della ricerca sulla realta' umana. "E questa ricerca puo' farla solo la sinistra, si puo' fare solo a sinistra - conclude Riggio - perche' a destra predomina la Ragione che non comprende, in quanto astratta ed anaffettiva, le cose della mente e quindi la segregazione e' un fatto solamente di destra: a sinistra non bisogna aver paura di aprirsi al nuovo, a quanto di nuovo e' emerso negli ultimi 30 anni in fatto di ricerca sulla realta' umana, sulla mente e la psichiche umana". (AGI)
Giovanni Del Missier psichiatra psicoterapeuta
Andrea Piazzi psichiatra psicoterapeuta Dsm Asl Rm/G
Ester Stocco psichiatra psicoterapeuta Dsm Asl Rm/D
Luana Testa psichiatra psicoterapeuta Dsm Asl Rm/D
Agi 25.8.06
(AGI) - Roma, 25 ago. - Tornare a parlare di psichiatria e salute mentale vuol dire confrontarsi con tutte le 'scuole di pensiero' che hanno da dire, suggerire e proporre in tal senso. E' quanto afferma il vice-presidente del gruppo del Prc alla Camera, Antonello Falomi, inserendosi cosi' nel dibattito aperto, con servizi ed interventi di specialisti, da 'Liberazione' sulla delicata materia della salute mentale, messa dal Ministro della Salute, Livia Turco, ai primi posti delle priorita' del Governo. "Non v'e' dubbio che il confronto culturale tra le diverse 'scuole di pensiero' sulla materia deve continuare: Politica ed Istituzioni sono percio' chiamate - spiega Falomi - ad affrontare la grande questione della salute mentale, dopo anni di silenzio, sulla base delle esperienze fatte, di quanto e' emerso di nuovo nella societa'". Dunque, nessun ostracismo verso coloro che si occupano di salute mentale, e' il chiaro messaggio di Falomi, per il quale "tornare a parlare di psichiatria e salute mentale vuol dire confrontarsi con tutte le 'scuole di pensiero' che hanno da dire, suggerire e proporre". E su 'Liberazione' prosegue il dialogo e il confronto tra le diverse 'scuole di pensiero', tra chi chiede, ferma restando la chiusura dei manicomi, strutture psichiatriche adeguate, che la legge vieta, ad esempio centri per 'esordi psicotici' soprattutto per adolescenti e giovani e chi, invece, 'tout court' ritiene che la legge 180 non si tocca ma venga solo applicata. "E' interessante quanto si muove e non da oggi dentro il Prc e su Liberazione - dice Francesco Riggio psichiatra romano - sul tema della salute mentale: chiedere nuove strutture psichiatriche non vuol affatto dire tornare alla 'segregazione' del malato mentale, ma disporre di strutture all'altezza dove poterlo trattare e curare per il tempo necessario cosi' da evitare che la malattia si cronicizzi". (AGI)
(AGI) - Roma, 25 ago. - E oggi 'Liberazione' ospita l'intervento di cinque psichiatri romani, Mariopaolo Dario (Dsm Rm/D), Luana Testa (Dsm Rm/D), Ester Stocco (Dsm Rm/D), Giovanni Del Missier e Andrea Piazzi (Dsm Rm/G), che si chiedono perche' "mai discutere di questa legge deve assumere un significato revisionistico di ritorno al manicomio e mai un andare oltre la realta' attuale alla ricerca di idee, soluzioni organizzative e terapie efficaci per i nostri pazienti e magari pure piu' risorse?". Non si vuol tornare ai manicomi, alla segregazione. "Ma questa strana, assurda paura assomiglia molto alle reazioni cosi' risentite che si evidenziano quando si toccano argomenti religiosi quasi che fosse - avvertono i cinque psichiatri - messo in discussione un dogma della fede". La legge Basaglia ha trent'anni e "sono accadute moltissime cose, spesso positive per i nostri pazienti: possiamo pensare di guardare avanti per realizzarne ancora?", Insomma, concludono i cinque psichiatri, "dobbiamo comprendere che fare psichiatria in senso trasformativo significa soprattutto fare psicoterapia: l'altra psichiatria, quella organicista dell'incurabilita' e quella votata alla cronicita', e' quella che lascia il malato al suo destino e tutto cio' non e' forse l'assunto teorico della conservazione e della destra?". Dunque, la strada da battere e' quella della ricerca sulla realta' umana. "E questa ricerca puo' farla solo la sinistra, si puo' fare solo a sinistra - conclude Riggio - perche' a destra predomina la Ragione che non comprende, in quanto astratta ed anaffettiva, le cose della mente e quindi la segregazione e' un fatto solamente di destra: a sinistra non bisogna aver paura di aprirsi al nuovo, a quanto di nuovo e' emerso negli ultimi 30 anni in fatto di ricerca sulla realta' umana, sulla mente e la psichiche umana". (AGI)